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Ott

Per raggiungere l’eremo di San Giovanni all’Orfento ci sono tre possibili itinerari a piedi : segnaliamo che questa e’ una gita per escursionisti abituali e bisogna camminare da un monimo di 6 ad un massimo di 12 ore .Il primo sentiero e molto impegnativo ma forse il più suggestivo è quello che parte dall’agricampeggio Rondinella (c.da San Nicolao) , verso la Valle dell’Orfento .Una volta qui ,si passa per il ponte della Pietra , poi girando a destra a circa un’ora si prende per il bosco a salire sulla sinistra, passando per il Bel Vedere Santa Maria .Dopo circa un’ora si giunge all’eremo di San Giovanni .Questo è un angolo molto affascinante e di bellezza unica , le sue forme e lavorazioni della pietra fatte dai monaci di un tempo sono davvero rare .Per quasi 9 anni, Pietro da Morrone, insieme a pochi discepoli, condusse vita completamente isolata nell’Eremo di S. Giovanni, nella valle dell’Orfento. Anzi, quest’ultimo era raggiungibile solo con una passerella in legno che, una volta tolta, lo rendeva irraggiungibile. Infatti oggi, che la passerella non c’è più, l’ingresso all’eremo è un’operazione quasi alpinistica.

L’ultimo edificio voluto o ristrutturato da Pietro fu sulla montagna da lui più amata, il Morrone. Qui, infatti, dopo il periodo di profonda meditazione solitaria dell’Orfento, si ritirò il santo nel 1293, restandovi per circa un anno. Qui ricevette la notizia della sua nomina a papa, e qui tornò dopo averla rifiutata. L’eremo è raggiungibile facilmente da Sulmona salendo alla frazione Badia Morronese dove, nell’ampio piazzale, partono i sentieri, segnalati e ben battuti, per il Santuario di Ercole Curino e per l’Eremo di S. Onofrio.

Pietro Angelerio da Morrone, divenuto Papa con il nome di Celestino V, non fu estraneo al fascino esercitato da questi luoghi.

Oltre che a questi asceti, la Majella ha offerto rifugio sicuro alle bande di briganti che conducevano la guerriglia contro i “Piemontesi” dopo l’unità d’Italia, come testimoniano le scritte di protesta scolpite nella roccia nella località di “Tavola dei briganti” al Blockhaus. La più famosa dice testualmente: “Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele re d’Italia. Prima era il regno dei fiori, oggi è il regno della miseria”.

La Majella è ricca di testimonianze storico-culturali che risalgono al Medioevo.  Si contano numerosi eremi e chiese di notevole interesse come: Sant’Onofrio e S. Liberatore a Maiella di Serramonacesca,il Volto Santo a Manoppello deve è custodita la reliquia dell’ immagine di Gesu’ Cristo (rimandiamo ad approfondimenti da parte del lettore in quanto argomento importantissimo di profonda spiritualita’ e interesse storico e religioso) , Santa Maria Maggiore di Caramanico terme, San Bartolomeo di Legio , la Madonna dell’Altare (sul versante orientale del Porrara) ecc.Particolare interesse storico merita una tappa alla chiesa di San Tommaso vicino Caramanico terme.

Di recente, il Corpo Forestale dello Stato ha sentito la necessità di proteggere la natura, salvaguardandola dal dilagante degrado ambientale, realizzando delle aree protette. Molte di queste aree sono state istituite in Abruzzo e sulla Maiella, in particolare quella della Valle dell’Orfento, del Feudo d’Ugni, di Fara San Martino – Palombaro, di Lama Bianca, del Quarto di Santa Chiara. Di notevole interesse sono anche le capanne a Tholos, arcaiche architetture che sembrano provenire, insieme ai pastori transumanti, dalla Puglia e costituiscono un’importante testimonianza dell’economia agro-pastorale della nostra Regione.

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